di Daniele Focosi e Massimo Franchini
Gentile Direttore,
abbiamo letto con interesse l’articolo QS sull’efficacia del plasma convalescente ad alto contenuto di anticorpi neutralizzanti nel ridurre l’ospedalizzazione se somministrato nelle fasi iniziali di COVID19. Questa terapia ha polarizzato l’opinione pubblica per quasi 2 anni, con posizioni diametralmente opposte. Come spesso accade la verità stava nel mezzo, ovvero il plasma convalescente è, come gli anticorpi monoclonali che ne sono “figli” e gli antivirali di sintesi chimica, un farmaco antivirale efficace nello stadio in cui la malattia è sostenuta dalla replicazione virale.
Quello che però è stato evidente col plasma convalescente è stato il mancato supporto a questa terapia dopo lo stringato comunicato stampa di AIFA ad aprile 2021 sugli esiti dello studio TSUNAMI.
Sebbene gli autori stessi evidenziassero segnali di efficacia negli stadi più lievi di malattia (in perfetto accordo con una crescente mole di studi clinici esteri, dove i segnali a favore erano innegabili ed i fallimenti spiegabili da usi tardivi di unità contenenti pochi anticorpi) e suggerissero “l’opportunità di studiare ulteriormente il potenziale ruolo terapeutico del plasma nei soggetti con COVID lieve-moderato e nelle primissime fasi della malattia”, nell’anno che ne e’ seguito nessuno studio è mai stato promosso da AIFA o ISS, e la Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI), ancora prima dell’ OMS, si è limitata a scoraggiarne l’uso ospedaliero fin da maggio 2021.
Quando a dicembre 2021 l’ OMS ha sconsigliato l’utilizzo terapeutico del plasma da convalescente, il Direttore del Centro Nazionale Sangue ha co-firmato una lettera di commento su quanto fosse importante proseguire le ricerche, ma da aprile 2021 ad oggi tale donazione non è stata di fatto promossa, ed il database nazionale è fermo a maggio 2021, mentre negli USA le raccolte, riprese da mesi puntando sui convalescenti vaccinati, sono monitorate in tempo reale e cospicue. Infatti le nuovi varianti di SARS-CoV-2 hanno dato scacco matto agli anticorpi monoclonali fin qui autorizzati, e per questo la FDA si è preoccupata di autorizzare il plasma convalescente per quelle fette di popolazione non protette dai vaccini, ovvero gli immunocompromessi (anche pediatrici).
Il risultato è che se oggi in Italia un clinico volesse avvalersi del plasma convalescente, magari sollecitato da un paziente informato, fatte salve pochissime eccezioni si sentirebbe rispondere che, nell’ordine:
1. al Servizio Trasfusionale il plasma convalescente non è disponibile (massima parte delle unità raccolte sono state, all’ approssimarsi del limite temporale, conferite alle industrie di plasmaderivazione nell’ambito dell’autosufficienza nazionale);
2. le poche unità ancora bancate sono state raccolte da donatori convalescenti da varianti del virus non più attuali (in massima parte wild-type ed Alpha) e non vaccinati, quindi poco efficaci contro la Omicron;
3. non vi è alcun protocollo clinico attivo che recluti pazienti, per cui rimane solo la strada dell’“uso compassionevole” previo parere favorevole del Comitato Etico locale, con conseguente aggravio burocratico per il prescrittore;
4. nell’ attuale quadro normativo italiano (D.M. 2/11/2015) la trasfusione domiciliare di plasma convalescente non è consentita;
5. non esistono in Italia percorsi ospedalieri per la trasfusione ambulatoriale di plasma convalescente a pazienti COVID19, che, proprio perché contagiosi, non possono essere accolti come i pazienti qualsiasi presso i Servizi Trasfusionali.
Eppure questi ultimi percorsi per i costosissimi anticorpi monoclonali sono stati creati con fondi pubblici velocemente e pressoché ovunque, con la massima promozione sugli organi di stampa. Ma oggi, a causa della resistenza di Omicron, restano pressoché inutilizzati (o utilizzati inappropriatamente). Facciamo allora una proposta: utilizziamo questi ambulatori ospedalieri per trasfondere plasma convalescente a pazienti in fase precoce (intercettati a domicilio da medici di medicina generale o USCA, oppure nei Pronto Soccorso).
E tutto questo deve avvenire senza attendere la revisione delle linee guida dell’OMS, ormai fossilizzate da metanalisi in ritardo di mesi sulla realtà. Perché il plasma convalescente, che si sappia, è ad oggi la terapia anticorpale con la maggior efficacia contro Omicron che sia disponibile, anche nei Paesi sviluppati, e l’unica economicamente sostenibile per la profilassi a lungo termine dei pazienti immunocompromessi non completamente protetti dagli attuali vaccini.
Daniele Focosi
Officina Trasfusionale di Area Vasta Nord-Ovest, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
Massimo Franchini
Direttore Servizio di Medicina Trasfusionale, Ospedale Carlo Poma di Mantova
FONTE: quotidianosanita.it