Tratto da un articolo del 20-03-2020 di nostrofilgio.it
Avere a che fare con i bambini implica un enorme senso di responsabilità in quanto le loro emozioni vanno interpretate a dovere e dobbiamo essere consapevoli della loro varietà e velocità di cambiamento. In questo articolo, di nostrofiglio.it, riportiamo alcuni approfondimenti sul ruolo e sulla gestione delle emozioni nei bambini (approfondimenti ulteriori nell’articolo originale raggiungibile al seguente link).
Cosa sono le emozioni e come influiscono sull’apprendimento del bambino
Secondo Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo presso l’Università degli Studi di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento, le emozioni sono stati mentali e fisiologici che agiscono e condizionano le persone. Sono associati a modificazioni psicofisiologiche per stimoli interni (battito cardiaco, salivazione, rossore, ecc.) ed esterni (pensieri, rumori o altro che generano paura o ansia). In genere, sono state apprese oppure sono caratteristiche dell’indole delle persone. «Quindi fanno parte della memoria, come la lingua che si parla, come gli studi che si fanno a scuola. Il dolore ad esempio nasce per avvertirci di un fattore di rischio, la sofferenza è invece la memoria del dolore sia a livello psichico che cellulare», ha affermato la studiosa.
«Può accadere che, a un certo punto, anziché funzionare da circuito di aiuto, le emozioni vadano in cortocircuito disfunzionale. Cioè diventano elementi che non ci consentono di funzionare bene. Avviene quello che noi chiamiamo il cortocircuito emozionale: le emozioni generano una sofferenza tale per cui si entra in un rischio e ci si blocca. Così molti dei disturbi del comportamento e dell’umore nascono da emozioni che generano forte sofferenza non identificata bene dal contesto educativo», spiega la dottoressa.
«Gli educatori, per aiutare i loro ragazzi, devono lavorare sulla sofferenza, perché alla memoria del dolore bisogna rispondere cambiando l’atteggiamento che lo ha determinato. Dobbiamo aiutare i nostri figli/alunni a togliere gli errori, a non giudicarli, a non determinare loro sofferenze e a trovare insieme una strategia migliore per aiutarli. L’atteggiamento giusto è riconoscere nell’altro la sacralità del suo mondo, così per un bambino: la sua personalità va conosciuta, modificata, non sostituita. Va poi riacquistato il principio del diritto di sbagliare, che non è solo dei nostri figli, ma anche nostro».
Secondo la Prof. Lucangeli, occorre anche imparare a chiedere scusa, un modo per aiutare a liberare dal senso di colpa, e promuovere un ottimismo prospettico: noi siamo stati educati all’idea che è difficile modificare le cose che non vanno, ma, invece, non è vero. Per modificare l’atteggiamento emotivo, non si può far a meno di reimparare le emozioni warm (calde), perché sono le chiavi di accesso all’anima, alla persona viva e profonda.