Autore: Fabio Pansera
Fin da piccoli la domanda che più ci stimola e ci aiuta a colorare, un po’ per volta, un mondo che rischia di essere sempre più triste e grigio, è “perché?”: “Perché devo fare questo? Perché lui fa quello? Perché? Perché? Perché?…”
A casa, mosse da questo interrogativo, poche parole, combinate insieme, portano giovani genitori a trasformarsi in accreditati ricercatori universitari in cerca di una verità chiara e comprensibile alle fameliche orecchie dei figli.
A scuola, poche mani alzate, con la solida logica dell’ingenuità, inchiodano alla cattedra maestre depositarie di saperi condivisi, ma non sempre così facilmente condivisibili. In strada, occhi sbarrati e bocche aperte inghiottono, golose, ogni frammento di conoscenza che gli è dato addentare, in cerca di sostanza, per costruire quell’impalcatura cognitiva, che poi reggerà la struttura mentale dell’Uomo di domani.
Ognuno di noi è portato a chiedere spiegazioni, ricercando, nell’ambiente che lo circonda, il nutrimento culturale, che sostanzia la nostra vita cognitiva. Scaviamo in profondità fino a trovare l’origine del sapere così da poterci aggrappare a radici solide su cui costruire il nostro personale albero della conoscenza. Ricerchiamo, attraverso gli occhi degli altri, uno scopo, un valore, un motivo di un’azione. Quali benefici può portare il fatto di compiere quel gesto? Cosa cambierà in me se faccio così? Come questa azione si inserisce in modo armonico nel mio percorso di crescita? Impariamo i criteri di valore di un’azione, in prima battuta, dal rapporto con il mondo esterno, facendoli nostri. Poi, nel corso dello sviluppo, i continui confronti con l’universo delle relazioni, spinge ognuno di noi a crearsi un proprio sistema di valori, un ideale di vita, che continui a rispondere al sempre più complesso e pressante interrogativo, “perché?”. Il senso della nostra vita sociale, sta infatti, nelle continue risposte che, di volta in volta, riusciamo a elaborare alla solita grande domanda: chi voglio essere? Per farlo, dipingiamo, con i colori della fantasia, il ritratto di un Uomo ideale che ha i nostri lineamenti, ma si differenzia da noi, perché ha qualcosa in più, che ora non ci appartiene, ma che vorremmo avere. Un surplus di qualità umane che siamo consapevoli di ottenere lungo il cammino verso di lui, che rappresentano il motivo dell’azione, il beneficio da ottenere che giustifichi il costo di mettersi in marcia. Ecco quindi che con la scoperta del vuoto nasce la curiosità, la ricerca di un qualcosa che ancora non c’è, e che mette in moto un’ottimistica esplorazione del futuro, che chiamiamo motivazione.
Ogni essere vivente è per sua natura dinamico. Da quando nasciamo siamo inseriti in un continuo processo di cambiamento, diventiamo più o meno sensibili, simpatici, coraggiosi, attenti, affidabili, a seconda del tipo di Uomo che vorremo essere. La motivazione, infatti, è la forza che ci spinge a colmare un divario, solitamente tra reale e ideale. “adesso sono qui ma presto o tardi vorrei essere là”, “in questo momento mi vedo così, ma spero di poter essere cosà”. Come degli alpinisti proseguiamo lungo i tortuosi sentieri della vita alla ricerca della vetta da cui poter vedere il mondo con occhi diversi. Parlare di educazione, quindi, implica, per prima cosa parlare di sé, perché la curiosità, in fin dei conti, non è altro che l’onesta esplorazione della distanza che separa chi sono da chi potrei essere, e la motivazione, l’energia che scaturisce dalla consapevolezza della direzione da prendere. Tanto più avrò chiare in mente le caratteristiche che qualificano il mio ideale umano, tanto più sentirò un’energia vitale spingermi verso di esso. E tu che Uomo vuoi essere? Perché?
N.B.: uso la parola Uomo per indicare il concetto prototipico di ideale di essere umano, non è mia intenzione, in questo modo, fare alcuna differenza di genere.
Fabio Pansera
Sono uno scienziato un esploratore, un muratore e un carpentiere dell’animo umano, consapevole di non essere altro che una piccola comparsa nella storia di vita dei miei assistiti ma felice di poter assolvere con professionalità e passione alla missione che dall’inizio della mia carriera mi infiamma il cuore: “ridare voce allo straordinario che è in ognuno di noi”.