LE SFIDE EDUCATIVE DEL GENITORE (parte 2)

Autore: Fabio Pansera

Per chi si fosse perso la prima parte (clicca qui)

Essere genitore non è facile, richiede pazienza, amore, sacrificio, perseveranza, umiltà e coraggio. Il parto, con il suo semplice esistere, implica l’assunzione della responsabilità più grande, quella della vita.

Durante la crescita del figlio, il genitore è chiamato a risolvere problemi, ricercare soluzioni, progettare alternative, affrontare sfide quotidiane, sia di ordine relazione, sia educativo. Per necessità di semplificazione ho qui scelto 2, delle innumerevoli sfide, che secondo me meglio esprimono i compiti evolutivi dell’essere genitore.

Riflettiamo insieme sulla seconda:

Riconoscere e gestire le proprie aspettative sul figliocogliere – Lasciar andare

Grazie alle sempre più moderne e sofisticate tecniche di prevenzione e l’accrescimento della cultura specifica sul tema, il concepimento di un figlio sta assumendo sempre più le caratteristiche della volontà, del desiderio. Sempre più spesso si sceglie quando avere un figlio, trasformando quello che negli anni passati era un dono in un progetto. “appena passo a tempo indeterminato penso al figlio” “sto cercando casa, ma quando la trovo penso al figlio”…

Altra caratteristica che separa il moderno sistema culturale in cui siamo inseriti, da quello rurale che ci caratterizzava nel secondo dopo-guerra, è il numero di figli: oggi una famiglia media è composta solitamente da un massimo di 2 figli, ed è cresciuta notevolmente la tendenza del figlio unico. Questa selezione delle nascite porta così a investire , in modo quasi morboso, sul legame affettivo del figlio, trasformandolo in un piccolo oggetto del desiderio, in un tesoro da conservare, proteggere e custodire gelosamente.

Questo meccanismo relazionale, però, non interessa solo il livello affettivo, ma anche il piano intellettivo delle aspettative e dei desideri. “lui è il mio unico figlio ed è l’unico tentativo che ho per portare avanti il mio nome”, “mio figlio è il meglio, e potrà arrivare dove non sono arrivato io”. L’idea è quella di una seconda occasione, di una piccola copia di sé pronta a superare gli ostacoli che il padre, o la madre, non ha potuto vincere. Ecco allora che in questo contesto il rischio è che il figlio diventi un semplice termine nell’equazione del successo.

Alla luce di queste considerazioni, allora, il difficile compito del genitore diventa quello di riconoscere il figlio come unità autonoma separata da sé, e non come semplice emanazione della propria volontà o come inconsapevole pupazzo di legno, mosso dai fili del burattinaio. Bisogna accettare il duro, e a volte doloroso, confronto con la realtà: esiste sempre un personale progetto di vita da rispettare, tratteggiato con la matita della speranza, colorato coi pastelli dell’esperienza e ricalcato con il pennarello delle relazioni significative. Tutto sta nel volerlo vedere.

Fabio Pansera

Sono uno scienziato un esploratore, un muratore e un carpentiere dell’animo umano, consapevole di non essere altro che una piccola comparsa nella storia di vita dei miei assistiti ma felice di poter assolvere con professionalità e passione alla missione che dall’inizio della mia carriera mi infiamma il cuore: “ridare voce allo straordinario che è in ognuno di noi”.

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