Intervista al Dott. Fanchini

Curare il Covid-19 con il plasma iperimmune, una risorsa da affiancare alla campagna vaccinale che procede a rilento, molto meno costosa degli anticorpi monoclonali ma ancora poco utilizzata in Italia e senza un coordinamento a livello nazionale. A Mantova da mesi si curano i pazienti Covid con il plasma.

Il Dott. Massimo Franchini, Direttore dell’ Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di ASST di Mantova lo usa ormai da un anno. “Abbiamo un’esperienza con più di 500 sacche di plasma trasfuse e oltre 300 pazienti trattati, penso sia un’esperienza unica in Italia grazie a una sinergia con la direzione sanitaria che ci autorizza l’utilizzo del plasma per uso compassionevole, noi trasfusionisti ematologi che produciamo il plasma e i clinici che lo stanno usando in tutta l’area medica, malattie infettive, pneumologia, pronto soccorso, come prima linea terapeutica”.Lo hanno usato in vari trial clinici e studi, l’ultimo quello Rescue, pubblicato sulla rivista della Fondazione Mayo Clinic di Rochester, in cui sono stati curati con il plasma pazienti anziani di una Rsa, nel 90% dei casi il virus è stato sconfitto, evitando il ricovero, rischioso soprattutto per gli anziani che possono contrarre altre infezioni o subire le conseguenze di una lunga immobilità.“Il plasma va somministrato precocemente per essere efficace, funziona in quanto ricco di anticorpi contro il Covid, più ne ha e più è efficace quindi è efficace quando è massima la replicazione virale, cioè all inizio della malattia”.

Non solo. “Il plasma è molto efficace in chi non riesce a produrre anticorpi sufficienti, i cosiddetti immunodepressi, l’Fda e il Canada infatti l’hanno autorizzato su chi non riesce a produrne in quantità sufficienti e questo è ragionevole”.E in questa categoria rientrano ad esempio anche gli anziani e le donne in gravidanza. Il plasma iperimmune è sicuro, spiega il Dottor Franchini, viene certificato e validato dai criteri del Centro nazionale sangue, viene sottoposto a test di neutralizzazione, che ne certifica la qualità, la presenza di anticorpi neutralizzanti; è quindi efficace. Possono presentarsi per donarlo spiega, tutti coloro che hanno avuto il Covid-19, poi però non tutti sono idonei, ci sono dei criteri. Importante quindi ci siano molti donatori.

Negli Stati Uniti può donarlo anche chi è stato vaccinato senza aver avuto la malattia. Da noi solo le persone che hanno sviluppato l’immunità per essere guariti dal virus.“Non vedo però il motivo perché gli anticorpi che ci sono sono efficaci, neutralizzanti, speriamo che il centro nazionale sangue si esprima su questo per autorizzare il plasma anche dai donatori vaccinati”.E il plasma è efficace sulle varianti. “Il plasma raccolto ora segue l evoluzione del virus, incluse le varianti, se prelevato da un paziente guarito che aveva la variante inglese sicuramente ha gli anticorpi per la variante, il plasma è sempre al passo ed è sempre diretto contro il virus in quel momento, cosa che non si può dire degli anticorpi monoclonali, prodotti sul virus di otto mesi fa”.

Diventa quindi ancora più importante che ci siano un coordinamento nazionale e punti di raccolta territoriale, C’è ancora difficoltà, invece, per molti volontari nel donarlo. Un sollecito in questo senso è arrivato anche dall’avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19, insieme a cui ha inviato un atto di diffida a livello nazionale, al Centro Nazionale Sangue, alle regioni e provincie autonome e per conoscenza al Ministro della Salute e all’Aifa, perché si proceda immediatamente alla raccolta tempestiva e all’uso del plasma su tutto il territorio. “Che farmaci abbiamo al momento? Nulla, il plasma è l unico prodotto antivirale che abbiamo, dobbiamo usarlo e deve essere agevolata la raccolta in Italia e il suo uso sul modello degli Usa”.